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Ammortizzatori anteriori Bilstein B4 più grandi degli originali (ATTENZIONE...)
Reduce da una sanguinosa sostituzione delle sospensioni anteriori, ed in attesa di proporre un più estensivo simil-tutorial in materia per i temerari che decidessero di avventurarsi in autonomia verso analoga operazione (opzione non così serenamente consigliata, dopo i litri di sudore e gli innumerevoli improperi dovuti versare) provvedo a dare anticipata ed auspicabilmente salvifica segnalazione del "dettagliuccio" riportato nel titolo, non senza ragionato ricorso al sensazionalismo dei maiuscoli caratteri.
Ebbene, il cilindro alla base dei summenzionati B4 (codice Bilstein 22-045744, equivalenti al codice VW per ammortizzatori comfort=standard 1J0 413 031 BJ) risulta avere un diametro superiore di circa 1 mm agli originali (Sachs). Un singolo millimetro che a tavolino parrebbe un'autentica inezia, soprattutto in virtù della struttura aperta (fatta a C) dell'elemento in ghisa destinato ad accoglierli (noto come fuso a snodo della sospensione, o portacuscinetti della ruota, di cui allego un paio di foto in fondo: nel proprio 'ambiente naturale', ed 'in laboratorio'), ma che è stato capace di tradursi in ORE di lavoro, laddove minuti sarebbero dovuti essere sufficienti.
La cronaca nei dettagli, sorvolando sulle fasi preliminari (che non hanno mancato di offrire già una buona quantità di imprevisti ed asperità superflue), e con prevedibilmente fallimentare sforzo alla sintesi.
Sganciato il suddetto fuso dal braccio oscillante ed estratto il vecchio ammortizzatore sinistro, quando già pregustavo la fase in discesa del lavoro, ovvero il più semplice riassemblaggio degli elementi, il nuovo candidato non sembra voler entrare così docilmente nello spazio preposto... tanto che la prima conseguenza della sua, faticosa, introduzione per appena un paio di millimetri, è la completa "spellatura" dello strato di vernice nera che lo ricopre.
Seguono in assai conciso ordine: perplessità, metodi decisi, controllo della coincidenza del codice ricambio con quanto ordinato online, e della sua confermata idoneità per New Beetle, nuovi ed ulteriormente decisi nonché infruttuosi metodi, confronto ottico con gli originali tramite giustapposizione delle due basi (operazione che sembra confermare la perfetta identità dei due elementi), ricorso alle prime forme di ingegno e brutalità ai fini dell'inserimento (comunque vane), tentativo rivelatore di rimontare il vecchio ammortizzatore - il quale, a dispetto della prevista ed apparente, assoluta uguaglianza, calza senza rilevanti resistenze - conseguente misurazione con calibro della base dei due ammortizzatori ed emersione del suddetto millimetro (scarso, a dirla pure tutta) di differenza diametrale. Sgomento ed incredulità per le abnormi ripercussioni da una così minuta differenza perpetrate.
Nel proseguente impegno alla limitazione delle parole, riferisco succintamente come a questo punto si sia fatto ricorso ad una disgraziatamente prolungata progressione di tentativi più o meno sperimentali (e più o meno ortodossi), alla fine dei quali - non prima di un'abbondante coppia di ore, senza aggiungere al computo quanto preteso dalle varie operazioni descritte nel precedente paragrafo - l'elusivo traguardo è stato raggiunto con una combinazione di abbondante lubrificazione degli elementi, imperterriti colpi battenti dal basso, e soprattutto con l'inserimento (a suon di martellate) di punte di metallo nella fessura del fuso (all'altezza dei fori per il bullone di chiusura), onde allargarla, poi proseguendo tale sforzo di divaricazione con l'azione di altre leve, a mo' di piede di porco.
Purtroppo non sufficientemente annientato da questo per così dire "successo", ed anzi illuso di aver, ormai, almeno individuato la "tecnica vincente", vengo spinto dall'autolesionistica ostinazione di cui soffro a volermi prendere cura personalmente anche del secondo ammortizzatore, anziché più saggiamente delegare al meccanico.
Mai castigo più efferato avrebbe potuto abbattersi su simili coraggiosi propositi, poiché l'omologo destro, mostrandosi indifferente all'applicazione di tutte le argute e caparbie strategie sviluppate e applicate con buon esito finale nella precedente manche, costrinse a stratagemmi inediti, sforzi multipli, tentativi interminabili, ed inenarrabile strazio (sorvolando sulle prorompenti quantità di gratificazione e buonumore a scorta dell'intera operazione, ed in particolare in occasione del puntuale rivelarsi inadeguata di ogni nuova iniziativa messa in atto...).
In questo di caso, il risultato è stato raggiunto dopo un inferno di una mezza dozzina di ore (senza arrotondamenti per eccesso), attraverso iniziative non dissimili nella natura da quelle usate per la controparte sinistra ma più radicali e logoranti, e che schematicamente riassumo in ordine di applicazione:
- inserimento di spessi cunei nell'apertura del fuso a snodo (lasciatici per un giorno intero) e pesanti giochi di leva per provare ad 'ammorbidirla';
- caparbia e paziente limatura manuale del cilindro degli ammortizzatori per ridurne la circonferenza, e velatamente anche del fuso di ghisa (è stata l'ultima opzione contemplata, che avrei pure preferito evitare, ma che si è rivelata determinante);
- copiosa ungitura con grasso sia della base degli ammortizzatori, che dell'apertura del fuso;
- pressione dell'ammortizzatore verso l'alloggiamento accompagnata da movimenti di torsione ed oscillazione dello stesso;
- feroci e frenetici colpi di martello dal basso;
- ricorso ad una lunga leva inserita nella solita fessura del fuso a snodo, ed azionata poi all'estremo (non prima del piacevole smontaggio di vari elementi circostanti teoricamente ininfluenti, solo per ricavare il necessario spazio di distensione della sbarra).
Annoto in coda come le ultime tre operazioni abbiano necessariamente ricevuto esecuzione in contemporanea: una mano per premere e movimentare l'ammortizzatore verso il basso, l'altra per martellare dal lato opposto, una gamba per spingere il piede di porco. Sono certo che una ripresa video mi avrebbe garantito una promettente candidatura nel settore circense.
E, a scanso di equivoci, preciso anche come con ambo gli ammortizzatori il "successo" abbia consistito nel riuscire a farli penetrare nell'alloggiamento del fuso solo di quei 3-4 cm iniziali, necessari per renderli stabilmente inseriti, e poter riagganciare il braccio oscillante per il completamento dell'operazione (sfruttando un cric dal basso, e la forza della molla dall'alto). Dato che superiore è la resistenza offerta dall'inserimento nell'ultima parte...
In chiusura, oltre a rinnovare lo sbigottimento per quanto appurato con agonia (e per un singolo millimetro di diametro... diamine), osservo come nessuna menzione di casistiche analoghe avessi incontrato tra le varie pagine e video premurosamente consultati prima di avviarmi verso l'impresa. Da qui la speranza/illusione che una simile, tragica testimonianza, possa mettere in guardia o aiutare a guidare le scelte d'acquisto di eventuali ossessivi del fai-da-te par mio, fra i frequentatori del forum...
P.S.: Riporto come una successiva ricerca mirata, spinta da turbata curiosità, mi abbia permesso di rinvenire la documentazione video di un caso (ed uno solo) in cui di fronte allo stesso inconveniente, il protagonista avesse proceduto smontando completamente il fuso di snodo (il che significa: pinza freno, mozzo e cuscinetti ruota, etc., etc., davvero un bel lavoretto anche di per sé) per poi spingerci dentro l'ammortizzatore con il ricorso ad una di quelle pompe idrauliche grosse quanto l'anta di un armadio.
Inizio a capire... Ma credo che sentirò il desiderio di astenermi da ogni ulteriore cimento attorno alle ruote, più o meno fino al 2048.